Violenza di genere: cos’è e come uscirne

a cura della Dott.ssa Filomena De Falco

Oggi parliamo di un fenomeno che, purtroppo, è sempre più diffuso. Se sei vittima di violenza di genere, chiedi aiuto.

La Convenzione di Istanbul

È la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Istanbul, 11 maggio 2011).

Gli obiettivi della Convenzione sono:

  1. proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;

  2. contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne;

  3. predisporre un quadro globale, politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica;

  4. promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;

  5. sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l’eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica.

Definizioni

Nella Convenzione di Istanbul sono riportate le seguenti definizioni:

  1. con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata;

  2. l’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima;

  3. con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini;

  4. l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato;

  5. per “vittima” si intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o i comportamenti di cui ai precedenti punti a) e b);

  6. con il termine “donne” sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18 anni.

Violenza: un fenomeno trasversale

Molti ritengono che la violenza sia un fenomeno diffuso solo in alcuni contesti di degrado socio-culturali o che riguardi solo determinate fasce di età o etnie. La violenza, in ogni sua forma, è invece un fenomeno trasversale, non ha età, non ha luogo, non ha cultura, non ha razza o etnia, non ha differenze di religione, né sociali né culturali. La violenza può essere ovunque, può essere rivolta a chiunque. Nel caso specifico che stiamo trattando, ovvero la tematica della violenza di genere, evidenziamo che non esiste nemmeno un “identikit” dell’uomo maltrattante, si tratta infatti di uomini di tutte le età, status socio-economico, razze, etnie, culture e provenienze.

Tipologie di violenza
  • Violenza domestica: nasce all’interno di una relazione sentimentale intima, significativa e di fiducia per la donna. Non è facile riconoscere tale forma di violenza e nemmeno quando precisamente comincia. Essa infatti si sviluppa nel corso del tempo e spesso si manifesta in litigi sempre più frequenti. All’inizio può manifestarsi prevalentemente come violenza di tipo emotivo o psicologico per poi sfociare in violenza fisica o minacce;

  • Violenza fisica: si riferisce ad azione volta a spaventare o fare del male alla vittima mettendone a rischio l’integrità fisica. Tale forma di violenza, infatti, spesso procura lesioni e danno fisico. Esempi di comportamenti violenti sono schiaffeggiare, spingere, prendere a calci e pugni, provare del sonno;

  • Violenza psicologica: comprende una serie di atteggiamenti volti a ledere la dignità e l’identità della donna. Tale forma di violenza e meno facilmente riconoscibile e si esplica spesso in modalità più subdole e dunque non facilmente identificabili. Essa comprende, ad esempio, atteggiamenti intimidatori, minacciosi, vessatori e denigratori da parte del partner, nonché tattiche di isolamento da amicizie, parenti, luoghi e abitudini;

  • Violenza economica: riguarda ogni comportamento di privazione, limitazione, controllo o sfruttamento volto ad impedire l’indipendenza economica del partner;

  • Violenza sessuale: include molestie e aggressioni sessuali, ogni forma di imposizione di rapporti o pratiche sessuali non desiderate che provocano danno fisico e/o psicologico alla vittima e che si manifestano in forme di minaccia e coercizione;

  • Stalking: è un comportamento persecutorio che si manifesta in un insieme di comportamenti volti a controllare e limitare la libertà della persona (es. con telefonate e messaggi, lettere incessanti, dal contenuto minatorio, fino ad arrivare ad inseguimenti, appostamenti, minacce, atti vandalici).

(Bruschi, 2020; Baldry, 2016; Baldry & Roia, 2011)

Il numero delle vittime e le forme della violenza

L’istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) riporta i seguenti dati:

Il 31,5% di donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Nello specifico:

  • il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica;
  • il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale;
  • il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).

Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare:

  • il 5,2% (855 mila) da partner attuale;
  •  il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner.

La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenze subìte (68,6%). In particolare:

  • per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione;
  •  per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.

Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare:

  •  il 6,3% da conoscenti;
  • il 3% da amici;
  • il 2,6% da parenti;
  • il 2,5% da colleghi di lavoro.

Le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%). Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi.

Tra le donne che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono:

  • le molestie fisiche, cioè l’essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%);
  • i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%);
  • gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%).
Telefono rosa e centri antiviolenza: uscirne si può
Il 1522

Il 1522 è il Numero Antiviolenza e Stalking, gratuito di pubblica utilità. È stato attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità con l’obiettivo di sviluppare un’azione concreta di sistema per il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Nel 2009, con l’entrata in vigore della L.38/2009 modificata nel 2013 in tema di atti persecutori, ha iniziato un’azione di sostegno anche nei confronti delle vittime di stalking.

Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile. L’accoglienza è disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta alle richieste e ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale ed inseriti nella mappatura ufficiale della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Pari Opportunità. Il 1522, attraverso il supporto alle vittime, sostiene l’emersione della domanda di aiuto, con assoluta garanzia di anonimato. I casi di violenza che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le Forze dell’Ordine.

I centri antiviolenza

I Centri Antiviolenza (Cav) sono centri specializzati che accolgono le donne vittime di violenza. All’interno di tali centri, grazie al lavoro di un’equipe multidisciplinare, si può usufruire dei seguenti servizi:

  • accoglienza e ascolto
  • percorsi di sostegno psicologico
  • consulenza/assistenza legale
  • ospitalità in case rifugio
  • orientamento e accompagnamento al lavoro e all’educazione
  • gruppi di sostegno

Spesso non è semplice per le donne coinvolte in relazioni violente arrivare alla consapevolezza di aver bisogno di aiuto e dunque chiederlo. Le violenze spesso nascono e crescono all’interno di relazioni sentimentali di intimità, fiducia e affidamento. Alcune forme di violenza, inoltre, come quella psicologica, sono difficili da riconoscere tempestivamente. La violenza psicologica, infatti, è la forma più subdola e silenziosa, che cresce lentamente logorando cuore, anima e corpo e i cui effetti sono visibili solo a lungo termine. Nei casi in cui la donna si apra con la sua rete circostante (amici o parenti) spesso è proprio dalla rete che arriva la prima importante spinta nel consigliare o accompagnare la donna nel chiedere aiuto.

I percorsi di accompagnamento di uscita dalla spirale violenta sono spesso lunghi, dolorosi, faticosi.

Ciò che è importante, sempre, è sapere che la nostra mente e il nostro corpo ci parlano e che quando cominciano a manifestare segni di malessere è importante ascoltare tali segnali.

Nell’esatto momento in cui, in una relazione, ci si chiede “ne vale la pena?” quello può essere già il campanello di allarme che ci segnala che probabilmente non si sta bene in quella relazione. L’amore deve valere la felicità, non la pena.

Noi Psicologhe de “Il Filo Rosso-Psicologi in Rete” e la sottoscritta, Dott.ssa Filomena De Falco, operatrice psicologa presso un Centro Antiviolenza del territorio Campano, invitiamo tutte le donne che subiscono violenza a chiedere aiuto ai numeri e ai servizi specializzati e a professionisti della salute mentale che vi accompagneranno nel percorso di uscita dalla spirale violenta e di elaborazione dei vissuti emotivi che vivere tali esperienze lascia dentro affinché possiate attivare un percorso di rinascita psicologica e fisica cambiando così la vostra vita.

Scegliete l’amore che credete di meritare scegliendo ogni giorno l’amore per voi stesse.

“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”

I. Asimov
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Una risposta a “Violenza di genere: cos’è e come uscirne”

  1. […] cessazione di un rapporto di coppia, assenza di sostegno sociale, esperienze traumatiche o maltrattamenti, discriminazione, esperienze migratorie stressanti, catastrofi naturali e guerre, stigmatizzazione […]

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