Lasciar andare, accogliere e tessere la propria vita nel Qui e Ora: tre insegnamenti della Befana tra miti e folklore

Befana_Miti e folklore
a cura della Dott.ssa Martina Messina

Il 6 Gennaio cade l’Epifania, l’ultima delle feste del periodo natalizio, che non solo segna la fine delle festività, ma ci induce anche a riflettere e prepararci alla ripresa della routine quotidiana e lavorativa.

I nostri psicologi hanno voluto raccogliere nello spazio de Il Filo Rosso i miti e le leggende popolari legate a questa festa e alle sue origini, densi di un profondo significato psicologico, analizzandoli per fornire alcuni essenziali spunti di riflessione per la cura di sè.

Le origini della Befana: dall’oscurità alla luce

La figura della Befana è stata spesso associata nella cultura popolare a quella di una figura notturna, talvolta oscura, una strega brutta e vecchia pronta a colpire i bambini sulla testa con la scopa se si svegliano mentre è in casa. Ma le sue origini sono ben più antiche e certamente meno “oscure”.

Gli antichi miti da cui la Befana trae origine narrano, infatti, la storia di Dee ed entità di luce pronte a benedire le case o a portare doni a coloro che si mostravano meritevoli.

In particolare, tre antiche figure sono legate a questa festa: Frau Holle, Berchta e Frigg. Tutte hanno in comune tre aspetti: la cura della casa, la protezione del focolare domestico e l’attitudine a filare o tessere.

Le loro storie si somigliano molto. Si narra che nell’ultima delle dodici notti di celebrazione che seguivano il Solstizio d’Inverno, la dea custode del fuso e del focolare visitasse le case per osservare tre cose: l’ordine e la pulizia della casa, la cura dedicata al focolare domestico e il riposo concesso al fuso, ovvero se la filatrice della casa aveva dedicato un tempo al riposo smettendo di tessere e filare per la durata delle 12 notti d’inverno.

Una volta visitata la casa, se la Dea si riteneva soddisfatta, ella lasciava dei doni per la famiglia, per indicare che quella casa era sotto la sua protezione ed era stata benedetta. Al contrario, se riteneva che i tre aspetti non fossero stati soddisfatti, soffiava sul fuoco e spegneva il focolare domestico, in segno di disapprovazione, in modo che al risveglio gli abitanti della casa trovassero solo carbone e ceneri. Da qui nasce la tradizionale frase “se non ti comporti bene la Befana ti porterà il carbone”.

La scopa, il focolare e il fuso come simboli della cura di sè: lasciar andare, accogliere, tessere

I tre aspetti esaminati da queste figure durante la visita alle case celano un profondo significato psiologico.

La cura e la pulizia della casa, usualmente simboleggiati dalla scopa, ci ricordano di mettere ordine tra le esperienze e i vissuti della nostra vita, rispolverando anche le emozioni più scomode. Prendendo contatto con i nostri vissuti emotivi ci diamo il permesso di elaborarli e integrarli, trasformandoli in qualcosa di nuovo e più funzionale. Lasciar andare è un passo essenziale per poter far posto a qualcosa di nuovo. Significa, inoltre, scegliere di non accettare ciò che non è buono per noi. Passiamo molto tempo nella nostra mente e nel nostro corpo: abbiamo il diritto di prendercene cura.

Il focolare che arde, curato e visto, ci ricorda di prenderci cura dei nostri bisogni e dei nostri dolori, rivolgendoci a noi stessi con maggiore cura e gentilezza. La cura del focolare domestico rievoca la nostra capacità di entrare in relazione con noi stessi e con l’altro, dedicando cura e amore a ciò che è buono per noi, dandoci la possibilità di riconoscerlo e di accoglierlo. Riconoscimento e accoglienza sono possibili nel momento in cui rivolgiamo a noi stessi una maggiore compassione e smettiamo di avere un atteggiamento autosvalutante.

Il fuso, infine, ci ricorda che possiamo tessere la nostra vita attraverso le scelte che compiamo nel Qui e Ora, nel momento presente. Filare, tessere la propria vita significa andare incontro ai propri bisogni e lasciarsi guidare da ciò che riteniamo buono, utile e funzionale per noi. Inoltre, ci ricorda anche che lavorare su noi stessi è un’operazione faticosa, che richiede tanta energia. Per questo motivo, dobbiamo ricordarci che è necessario un tempo anche per il riposo e per il recupero delle energie psicofisiche. Concediamoci il tempo di riposare, quando ci sentiamo affaticati. Anche questo è essenziale per prendersi cura di sè.

I nostri bisogni nel Qui e Ora

La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
viene e bussa alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?

Fonte

Questa breve filastrocca potrebbe rievocare in molti di noi vecchi ricordi d’infanzia. Ne esistono tante versioni diverse: abbiamo scelto questa perché pone una domanda essenziale. Sai tu dirmi che ti porta?

Per iniziare, possiamo chiederci in che modo mettiamo a frutto ognuno degli insegnamenti della Befana.

Mi sono concesso un tempo per riposare?

C’è qualcosa che sento che non è buono per me in questo particolare momento della mia vita?

E la più importante: di cosa ho bisogno in questo momento?

Infine, vogliamo ricordarvi che la consulenza di un professionista è utile per imparare a riconoscere i propri bisogni e affrontare vissuti ed emozioni scomode.

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